Botti di fine anno: La fine del mondo e Day After

Lunga assenza devo ammetterlo, ma si riparte.
Comincio il nuovo anno cercando di raccontare qualche dettaglio delle bevute di fine anno e di questo periodo festivo, che con molto più tempo da trascorrere in casa al calduccio ha offerto diverse occasioni di stappare birre interessanti.

Oggi mi concentro sulle due birre "gemelle" rilasciate a dicembre da Birranova. Ormai le hanno conosciute tutti essendo state legate alla temutissima quanto tarocca fine del mondo pronosticata dal popolo dei Maya (che sono sicuro se potessero parlare ne avrebbero di cose da dirci).
Delle birre e della loro genesi abbiamo più o meno parlato. Ricapitolando si tratta di una cotta in stile simile a quello dei barley wine inglesi, maturata circa 8 mesi in botti delle cantine salentine di Tormaresca che avevano precedentemente ospitato vini rossi in diversi passaggi. Una volta maturata, una metà è rimasta in botte ed è diventata La Fine Del Mondo ed è stata imbottigliata senza subire rifermentazione. L'altra, invece, ha subito un dry-hopping oltre a finire in bottiglia per una rifermentazione ed è diventata la Day After.
Ci si aspetta due birre diverse, ed in effetti lo sono.

Sono partito da La Fine Del Mondo, anche per una certa cronologia lessicale.
E' sicuramente una birra impegnativa, molto caratterizzata dal legno, dalla vaniglia, che vira su sensazioni di rum calde, avvolgenti ed etiliche. Gas ovviamente assente, forse un po' penalizzante sulla facilità di beva.
L'ho accompagnata a cartellate avvolte da vin cotto, che sicuramente mi hanno dato una mano a supportare papille e palato.



Diverso è l'impatto con la Day After. La forza e la potenza aromatica della botte, che conferisce un legno molto penetrante, risulta più ingentilito dall'amaro del luppolo, dalle fragranze residue del dry-hopping e dalla leggera carbonazione presente. Assume connotati più scuri anche nel colore, con qualche tostato un po' più in evidenza scoperchiato dalla virulenza dei luppoli. Ho avvertito lontane odori di china e inchiostro, oltre a notare un'armonia sicuramente più riuscita della versione non rifermentata.

Packaging anche molto bello, c'è da aggiungere. Formato azzeccato, la morte di queste birre da 9%alc. non può che essere la 33cl, altrimenti è dura convincere compagni di cena a concedersi un mezzo bicchiere.

Complimenti all'audacia a Donato. Con le botti dovrebbe essere il primo pugliese ad essersi cimentato.
A nuovi gustosi esperimenti!

Cheers!

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