Nuove birre dal pub Nincasi e da Birranova...ma regna il mistero

Parte la primavera e sbocciano nuove birre dai fermentatori sparsi sul suolo pugliese.
Sicuramente non saranno le uniche due birre nuove di questi mesi, ma intanto cominciamo a capire quali sono.
Condivido un sms giuntomi la scorsa domenica dai cellulari del Nincasi, storico noto pub indipendente di Cisternino (BR) che recitava così: "Nasce la prima birra cistranese a marchio Nincasi...In occasione del suo debutto alla spina, questa sera al Nincasi si beve ascoltando il blues dal vivo [...]"
Avrei tento voluto un po' di tempo e di serate libere per fare un salto a Cisternino e conoscere qualcosa in più sulla nuova birra, su quale stile sia stato preso di riferimento da Leonardo e sugli impianti in cui è stata brassata, ma soprattutto da chi è stata brassata.
Molto tempo fa lo stesso Leonardo confessava di voler partire con due sue etichette, ma le cose possono essere cambiate e di molto.
Resta il fatto che chi come lui ha un impianto proprio di spillatura sia il colui che ha più diritto e potenziale nel farsi produrre birra e spillarla direttamente.
Auguri a questa creatura, e chissà se e quando riusciremo a capire e a berne un po'.



Altra novità è la birra brassata qualche giorno fa da Birranova. Il successo dell'iniziativa di condivisione delle cotte live via social network è di appena 1 anno fa e sembra già storia.
Proprio alla birra dello scorso anno, la tWit, si dovrebbe rifare anche la birra di questa primavera.
A quanto pare dalle immagini e dalle didascalie, si tratta ancora una volta di una blanche/wit, a conferma della buona riuscita della versione 2012.
Donato non poteva non farsi tentare dall'osare con qualche altro ingrediente, ed allora stavolta è stato usato sempre coriandolo, mentre la novità dovrebbe essere la scorza di limone ma con un tocco diverso e "colorato" rispetto alla camomilla usata nella prima versione: il karkadè.
E' un fiore che personalmente scopro solo in questa occasione, non essendo molto avvezzo ad infusi diversi da quelli di malto e luppolo. Riporto una breve descrizione (fonte: www.karkade.it):

Conosciuto anche con altri nomi come "tè rosso" (per le affinità di preparazione con il tè), tè rosso d'Abissinia, tè Nubiano, Acetosa Giamaicana, ecc. il Karkadè è una bevanda molto diffusa soprattutto nei paesi caldi derivata dall'infuso dei fiori essiccati dell'Ibiscus Sabdariffa , una pianta tropicale annuale della famiglia delle malvacee. 
La bevanda è rinfrescante e dissetante, dal sapore acidulo e non contiene sostanze eccitanti come il vero tè ed il caffè. Attualmente le maggiori coltivazioni della pianta si trovano in Africa, nei Caraibi, in America tropicale ed in India. 
Da noi la bevanda è arrivata nel 18° secolo grazie ai vari imperi coloniali occidentali dell'epoca. 
La fama del Karkadè ha subito alti e bassi. Durante il fascismo era in auge a causa del divieto di consumo di prodotti non italiani e siccome l'Eritrea (dove esistevano coltivazioni) era una colonia Italiana era considerata una merce lecita. Durante il proibizionismo americano fu usata al posto del vino (per l'aspetto simile esteticamente), in altri luoghi (come in Jamaica) divenne per il colore rosso rubino la bevanda di Natale. 
Ora sta tornando di moda nelle diete salutiste per l'alto contenuto di antiossidanti (come la vitamina C, il doppio rispetto una aranciata), di tannini e per le proprietà diuretiche, digestive e proteggi vene.

Il karkadè è una pianta che cresce nel continente africano, ha bisogno di poche cure e di poca acqua. Poco soggetto a malattie e parassiti, può quindi venire coltivato senza i fitofarmaci. Ciò consente un notevole risparmio sui costi di produzione

I contadini portano il loro raccolto, che verrà trasformato e stoccato. I fiori vengono messi a seccare su reti metalliche, una volta completato il processo di essicazione, i petali vengono separati a mano dal resto del fiore e infine confezionati.

Chissà cosa verrà fuori, ovvio sottolineare che la curiosità è alle stelle.
Bello anche vedere il maturare di una birra dal concetto di one-shot a quello di birra stagionale o annuale, con un ardito seppur concettualmente legittimo paragone con la cultura birraria belga delle farmhouse.

Cheers!

Commenti

  1. Moreno Ercolani, come riporta il sito del suo birrificio, utilizza per la sua birra (5% alc. in vol.) i fiori dell'Ibisco in fase di ammostamento, bollitura e maturazione, ma non è dato sapere quale sia il lievito utilizzato.
    Tuttavia è probabile che si tratti, anche in questo caso, di una blanche...
    Resto in attesa di conoscere altri particolari, ma ho già voglia di fare una degustazione in sequenza delle due birre :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ignoravo o avevo rimosso l'uso dell'ingrediente in questione in una birre de L'Olmaia...se la reperissimo, sarebbe davvero bello berle in sequenza.

      Elimina

Posta un commento

Commenta