Meet the brewer: Jurij Ferri

Questo non sarà un post-fiume e non sarà nemmeno un post di degustazione sulle birre.

La serata di venerdì scorso al Birrarium di Acquaviva in compagnia di Jurij Ferri è stata bella in quanto piena di compagnia e di chiacchiere vere e piene.

Il birraio di Almond'22, il birrificio abruzzese tra i più longevi d'Italia, è sicuramente uno di quei protagonisti che si fanno sentire, che parlano, che dicono la loro sui temi più importanti del mondo birrario italiano, senza remore nè banalità, con la consapevolezza di dover dire quello che si pensa senza pressioni o simpatie.
Anzi, spesso chi ragiona con la propria testa spesso le simpatie non le attira più di tanto. Dal mio punto di vista questo porta birrifici come il suo a restare sempre un po' in disparte, nonostante la qualità, nonostante gli anni di attività, nonostante tutto.
Ricordo ancora queste parole di qualche tempo fa.
Le birre di Jurij non seguono stili alla lettera, piuttosto vi si ispirano tirando fuori altro.
Questo può non corrispondere esattamente alla mia personale visione del modo di fare birra, ma le sfumature tra il nero e il bianco secondo me esistono.

Nella C-Jaded si apprezza la freschezza del bergamotto calabrese in una birra che vuole essere una bitter, IBUisticamente parlando, ma ottenuta utilizzando il Vienna come malto base. Curiosa la scelta, per Jurij si tratta di una sfida: ottenere quel che si vuole con un certo coefficiente di difficoltà. Notoriamente sono ben altri i malti che costituiscono il grist di una bitter.

Anche la Pink Ipa ha una licenza poetica sul pepe rosa, e miete vittime ormai da qualche anno.

La sorpresa è stata la Hibernum, birra dal nome riesumato da una produzione sempre Almond di molti anni fa, ma mentre prima si trattava di imperial porter ora siamo di fronte ad una sorta di tripel. Una birra speziata con scorza d'arancia sia amara che dolce e coriandolo. Molto buona, di sostanza ma secca, calda ma non etilica, prodotta con solo malto pils tedesco.

Le birre di Jurij non vogliono ingessarsi a stili e tecniche consolidate, vogliono cercare nuovi terreni.
Giusto o sbagliato che sia, è una filosofia. Mi piace soprattutto sottolinearne la pulizia, la dedizione, la capacità di Jurij di saper riconoscere ciò che è bene che sia la birra (occasione di ritrovo e di piacere) e ciò che è bene non sia (mera opportunità di tecnicismo fine a sè stesso).
Segnalo questo bel post sul sito ufficiale.
Ce ne sono, saranno anche tanti di birrai così: bisognerebbe solo ascoltarli di più, dar loro più spazio e dargli più spesso la parola.

Molte volte aprirsi e confessarsi vale molto più di mille informazioni.
Buone birre ed una massiccia dose di fantasia, che non ammicca al "famolo strano" ma al "famolo diversamente ma che si possa bere".

E comunque sia, farsi spillare bene una birra da chi te l'ha anche brassata capita solo in pochissimi luoghi.

Cheers Jurij!

Commenti

  1. Che Jurij fosse bravo, lo sapevo già da qualche anno. Ma mi piace sottolineare che con la Hibernum, l'arte brassicola tocca vette particolarmente elevate. E' birra che colpisce per eleganza, speziatura calibrata, corpo sontuoso e alcool magistralmente nascosto. E assai poco mi importa che qualche ayatollah degli stili birrari possa avere qualcosa da ridire sulla personale interpretazione di questa "tripel". Mentre la bevevo ero al settimo cielo!

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