Puglia in Fermento, terza edizione:
cosa si è bevuto

Strano ma vero, ci sono poche occasioni in cui si riescono ad avere l'uno accanto all'altro più di una manciata di produttori pugliesi. Sono quasi inesistenti festival ed eventi collettivi, ma fortunatamente anche quest'anno si è ripetuta l'occasione di avere un numero cospicuo di birrifici pugliesi nell'appuntamento Puglia in Fermento di Eataly Bari.

Non è la parola definitiva sulla situazione brassicola regionale, ma è pur sempre un'istantanea (l'unica "reale" al di fuori dell'estate) che può dare qualche bella soddisfazione e qualche bella bevuta.

Il meccanismo del Teku + gettoni da 1€ per 10cl è rimasto invariato ed ha visto la presenza di 10 birrifici con i propri spillatori, dove non sono mancate birre nuove o di recente uscita.
Da dove comincio? Partiamo in ordine di locandina, ponendo attenzione alle novità o alle birre di cui non ho mai parlato tra le pagine del blog (anche perchè tutte non sono riuscito a berle!).

Di Ebers avevo appena parlato pochi giorni prima della manifestazione, ed è stato importante ritrovare quelle birre in fusto (Belgian Blond Ale ed American Pale Ale) oltre alla Blanche, che mi mancava. Quest'ultima, realizzata con scorza d'arancia del Gargano e grano Senatore Cappelli, è risultata sì piacevole e beverina come mi aspettava, anche se il tocco acidulo dato da questa varietà di grano non è esattamente quello di cui una birra di questo stile, a mio parere, avrebbe bisogno. Stiamo parlando, comunque, di un birrificio alle primissime cotte e di margini di ulteriore miglioramento, che assaggiando le altre due birre in fusto, credo il birraio Michele non tarderà a portare. Ce ne fossero di birrifici che partono così!

Altre belle novità dalla banda Decimoprimo, che ha portato per l'occassione le ultime arrivate.
La Hirderga è una oatmeal stout, brassata con aggiunta di vaniglia e che ricalca la Merry Vanilla brassata "one shot" per lo scorso inverno. L'ho trovata proprio come la ricordavo, con aromi di avena evidenti al naso, vaniglia appena sotto la mia soglia di percezione ed una relativa facilità di bevuta, complice il corpo non troppo presente.
La seconda birra, invece, è la Almadannata, nuovissima tripel da 8,5%alc. con abbondante (ma per nulla fastidiosa) luppolatura Mosaic. Gran bella birra, con bella frutta gialla matura e frutta esotica al naso e calore avvolgente in bocca. Segue molto da vicino quello che lo stile suggerisce e conserva una grande facilità, allo stesso tempo. Una delle migliori bevute.



Anche Birrapulia portava un paio di novità, meno recenti ma pur sempre rilevanti. La prima è la Pilsener, birra da 5,0%alc che ricalca il modello delle versioni tedesche di pils e che presenta una buona luppolatura già in aroma, con fiori bianchi ed un tocco balsamico, mentre in bocca si conferma con un carattere mieloso e maltato ed un chirurgico amaro basso ma lungo del finale.
Ancora migliori sono le impressioni che mi ha fatto la Vienna, uno dei pochi esempi della birra il cui nome è accostato a quello di Anthon Dreher e che Oliver ha prodotto in una gran bella versione. Le note olfattive sono quelle di biscotto e di sottile toffee, mentre in bocca rivela tutta la sua piacevolezza leggermente caramellata, pulita, semplice ma allo stesso tempo efficace, con la solita secchezza finale che nelle produzioni di Oliver non manca mai.


Birranova è una certezza quando si parla di novità, ma soprattutto di innovazione. La sua Margose ha stregato un po' tutti, chi l'ha conosciuta in questi giorni e chi nelle settimane precedenti. Questa gose da 6,0%alc., brassata con utilizzo di acqua marina resa microbiologicamente pura, prima spiazza un po' per il suo attacco decisamente salmastro, marino e minerale, poi non gli si può opporre più resistenza. Il lieve contributo lattico e la luppolatura non irrilevante contribuiscono a renderla meno estrema di quanto lo stile possa essere, con tanto di guadagnato in termini di piacevolezza. Non una gose classica nè una stramberia delle tante: sicuramente una birra che ha il suo perchè.


Ho trovato conferme nella cascadian dark ale Six Gun di Zerottanta di cui parlai poco tempo fa, così come nella storica Germana di Svevo, mentre avrei voluto bere un po' meglio da Birrozza e Barbarossa: la Krudd mi sembrò molto più in forma qualche mese fa.

Per ultimo, I Peuceti era presente con le classiche ormai fisse (di cui ho apprezzato i ritocchi sulla Cattedrale, golden ale ora dal tocco un po' più esotico e sbarazzino) e con la novità Roccaforte. Questa scotch ale presenta un bell'equilibrio per quello che riguarda il contributo del torbato all'interno del disegno dei malti, oltre ad una carbonazione tradizionalmente più bassa e ad un equilibrio che il birrificio di Bitonto è ormai solito portare sulle proprie birre. Mossa che premia, di sicuro, in termini di facilità di prodotti, come una scotch ale, che possono correre il rischio di restare incompresi al grande pubblico.


Nonostante la partecipazione del pubblico sia stata circoscritta alle fasce serali, mi piace cogliere quello che di buono è venuto fuori da questa sorta di festival: il livello medio dei birrifici presenti era decisamente buono e posso affermare di non aver trovato birre imbevibili. Forse non ci dovremmo più stupire di questo dato per l' "anzianità" di questo movimento regionale, però fino a pochi anni fa non era tutto così scontato, quindi direi sia meglio continuare a notare positivamente questo fattore, a maggior ragione se ci si riferisce a birrifici esordienti o nati negli ultimi due-tre anni (e sono tanti).
Nota di rilievo, come sempre, nella convivialità tra i pochi appassionati, i birrai e gli addetti ai lavori, culminata nell'assaggio di qualche nuova birra ancora in fasce e di una splendida Claudette omaggiata dal birraio Vito Lisco, birra di punta di Svevo e con tre anni sul groppone.

Belle birre, bella gente.
Alla prossima Puglia in Fermento!

Cheers!


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