Birre sotto l'Uovo, un giro per Roma a marzo

Il Paese dei Balocchi della birra in Italia è Roma, e lo si sa. Ma ogni volta che ci torno, è impossibile non cadere vittima del fascino di un'offerta pressocchè sterminata e della presenza di un popolo di bevitori che si riversa nei locali principi di questo fenomeno sano e bello, al di là dell'annuale Birre sotto l'Albero, annuale evento diffuso che prende vita in zona Trastevere. Qui c'è da bere bene sempre, anche a marzo, sotto l'imminente uovo pasquale piuttosto che sotto l'albero natalizio.
Il weekend appena trascorso l'ho passato in giro per la capitale, tra un massacrante quanto gratificante ripasso turistico e qualche (?) birra bevuta qua e là, di cui vorrei proprio parlare. Non tanto per dovere di cronaca, quanto per promemoria, perchè certe birre non vanno proprio dimenticate.


Comincio con un locale che ho visitato dopo le prime fatiche della giornata ed in cui ho trovato anche più di quello che mi aspettavo. Si tratta del Pork'n'roll, sito a pochi minuti a piedi dalla stazione Tiburtina e gestito dai fratelli Roccia. Pugliesi di nascita ma romani di adozione, aprono questo locale qualche anno fa accostando birre di qualità, conosciute ed apprezzate anche attraverso viaggi birrari in ogni dove, a carni e salumi di pregevole fattura provenienti dall'azienda di famiglia sita ad Ascoli Satriano (FG), nella Daunia. Il locale ha circa 50 posti, non è grandissimo, ma si respira un'ottima atmosfera soffusa ed intima. Al bancone le vie sono 7 con altre 2 pompe e Valentino Roccia, dal passato di homebrewer e stagista in birrifici, vi alterna prodotti di birrifici del centro Italia, noti ma ancora dal grande potenziale, a birre dalla Franconia. Talvolta anche direttamente nelle botti, e nel caso di fusti di qualche birrificio italiano ne cura anche la maturazione tra le mura della cantina, come i veri publican inglesi fanno con le real ales, assicurandosele freschissime dal birrificio ed aprendole al momento giusto.
Se avessi le giuste parole parlerei nel dettaglio anche di carni e salumi che ho mangiato, ma pur non  essendo bravo in questo ho letteralmente goduto mangiando prosciutto crudo stagionato 20 mesi, spiedini cotti con rauch, pancetta affumicata stagionata, culatello e salsiccia e non ricordo cos'altro. Credo di non aver mai mangiato meglio in termini di sapori intensi, di cotture vivaci.
Il massimo è stato farlo con grandi birre. Ho cominciato con una fantastica Ott Edel-Pils, in botte dalla Franconia, dalla mostruosa facilità, pulizia dei malti e gasatura impercettibilmente fine, e parte il mezzo litro come l'acqua. In crescendo ho proseguito con un'ottima Weiherer Rauch, chiara color oro dai netti aromi di scamorza affumicata, sorprendentemente garbati e non volgari. Per poi arrivare a quella che mi ha strappato più wow di tutte, la Hummel Raucherator, doppelbock affumicata eccellente sia nel tocco affumicato che nel sottobosco maltato, fino a quella scorrevole facilità che poco si può descrivere. Con l'ultimo sorso mandato giù, scende quasi una lacrima. Birra del weekend, insieme ad un'altra.


La serata vedeva anche la presenza di due birre di MC77, giovane birrificio partito come beer firm e poi impostosi sia tra i consumatori che nei concorsi. Ho anche conosciuto i birrai, Cecilia e Matteo, e bevuto le due loro birre alle spine. Molto buona ed intrigante la MC77 Fleur Sofronia, blanche con fiori di ibisco, un infuso fatto birra con eleganza e delicatezza. Notevole anche la MC77 Ape Regina, belgian ale con miele, non troppo secca come mi aspettavo ma decisamente appagante con fruttati e fondo pollineo molto gradevoli.
Avrei continuato ancora ma dovevo fermarmi, ciliegina sulla torta un piccolo whisky torbato. Locale che consiglio per vivere una grande esperienza di gusto!

L'indomani, dopo passeggiate varie, mi ritrovo in zona Campo dei Fiori, dove il riferimento è sempre l'Open Baladin con le sue 38 vie alla spina e le 3 a pompa. Un buon hamburger ed un paio di birrette a pranzo non guastano, e tra la miriade di Baladin e Borgo in lavagna scelgo le Rubus e Perle ai Porci di Birra del Borgo. La prima non la ricordavo così ben fatta, piaciona rispetto alle belghe framboise ma acida quanto basta per dartene un ricordo. La seconda sempre ottima, con quell'attacco minerale e sapido che impreziosisce la prodondità dei malti, i cui tostati sono tenuti a guinzaglio. Con quel belvedere alle spalle, la vastissima scelta ed i buoni hamburger, l'Open vale sempre la pena.


Attraversando Ponte Sisto, poi, si arriva al luogo di culto. Al Ma che siete venuti a fa' era di scena la presentazione, o meglio la prima uscita ufficiale, della Chien Andalou, birra realizzata da Extraomnes su iniziativa del forum Il Barbiere della Birra. Situazione goliardica di un certo livello e birra che si commenta da sola quando 11%alc. finiscono in pochi minuti tanta è la secchezza. Mandorle ed uvetta al naso, con aromi ancora molti intensi data la giovane età, ma birra di una bontà estrema da restare anch'essa tra le migliori della trasferta romana. La selezione del tempio di Manuele Colonna è imbarazzante, e così passo da una Bayerischer Bahnhof Gose sempre piacevole ad una Knoblach Lager, a caduta da una botte francone appena aperta. Il publican per antonomasia, colui che ha fatto gravitare tutta l'Italia birraria intorno a Roma ed alle sue scoperte liquide, ci concede il lusso di accomodarci nel suo sotterraneo facendoci assaggiare qualche birra vintage aperta per l'occasione. Tra un assaggio e l'altro l'estasi arriva con le De Dolle Oerbier Reserva 2007 e 2008, grandiosamente vinose e lattiche.


Si passa con facilità da una perla all'altra, tra cui la Kerkom Reuss, blend tra la loro Bink Blond ed il lambic giovane di Boon come dichiarato dal birraio Marc Limet lì presente, chiaramente molto astringente in bocca ma piacevolmente esotica. Seduto allo sgabello sull'uscio del Macche mi concedo un'ultima birra defaticante, la Zwickelpils del tedesco Gänstaller, apprezzando quanto sia bello e facile bere bene in zona Trastevere chiacchierando con amici appassionati quanto con perfetti sconosciuti.

Dirimpetto o quasi c'è il Bir&Fud, come se non bastasse, e con la scusa di mandar giù qualche boccone (ammesso che quelle fantastiche pizze con impasto di Bonci siano semplici bocconi) ci scappa un'altra birra della Franconia, la piacevole quanto semplice Hummel Kellerbier. Lo skyline delle 36 spine del bancone, stretto in un tunnel animato di vita che scorre a fiumi, rischia di farti mettere tenda e campeggiare fino a notte fonda.


Complice la piacevole compagnia dei barbieri accorsi, facciamo l'ultima tappa da Stavio, spostandoci in zona Ostiense. Il locale pullula di gente ed ha un taglio molto originale, giovane e sbarazzino come i loro animatori, Marco Meneghin e Luca Parisi, che da beer firm saltano direttamente alla mescita qualche mese fa e fanno di questo locale il centro di gravità del loro progetto. Alle spine 10 vie più 4 pompe ospitano i loro prodotti, sia quelli ispirati a stili classici che le varie sperimentazioni acide legate al mondo del vino, ma anche birre di altri produttori.
Bevo il loro Birrozzo Ultimo, realizzato con schiumatura di un bianco non meglio identificato, con presenza acidula che ricorda albicocca e nespole, e poi il buonissimo Birrozzo del Babà con mosto di Aleatico, dagli eleganti aromi di gelso rosso.


Tutto qua, si fa per dire.
Se qualcuno pensa sia dura bere tutta questa roba di qualità, pensi anche a quanto sia pesante tornare a latitudini minori e dover fare a meno di questa scelta. Nel "triangolo magico" di Trastevere, tra Open Baladin, Ma che siete venuti a fa' e Bir&Fud si contano la bellezza si 93 birre diverse, spostandosi si supera abbondantemente il centinaio. La Sindrome di Stendhal è sempre dietro l'angolo.

Se non è Paese dei Balocchi questo, chiamatemi Pinocchio.

Cheers!

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