Bamberga, parte II: Schlenkerla e Ambräusianum

La curiosa vicinanza tra birrerie poste addirittura sulla stessa strada non coinvolge, come detto, solo un caso isolato, ma per qualche inspiegabile coincidenza appare come un vero copione. Sicuramente non è un effetto voluto, ma testimonia la straordinaria quotidianità delle birre in questo angolo di Germania, tanto forte e presente da rendere inutile anche la collocazione topografica rispetto alle concorrenze.
In questo post facciamo un giro in Obere Sandrstraße, via molto frequentata a tutte le ore del giorno, quasi ai piedi del Duomo e ad un centinaio di metri dall'Obere Brücke, simbolo della città. Appena prima di Obere Sandrstraße c'è Dominikanerstraße, ed è lì che si crea spesso una bella folla.


Il motivo di questa frequentazione è, senza dubbio, anche una delle più celebri birrerie della città. Si parla ovviamente di Schlenkerla, il cui suffisso "-la" ci assicura la tipicità del nome riferito al soprannome dialettale di zoppo o zoppicante riferito ai trascorsi storici della proprietà del birrificio, in particolare ad Andreas Graser il quale rimase offeso dopo un incidente. In realtà il nome del birrificio è Brauerei Heller Trum, ma quello che va in etichetta è Aecht Schlenkerla Rauchbier.
L'edificio è decisamente spettacolare: come tutti quelli di Bamberga, dominano colori chiari tagliati qua e là da travi in legno intessute nella facciata. Ad abbellire il tutto, splendidi fiori che creano un impatto cromatico che vuole solo essere immortalato, prima con gli occhi e poi necessariamente su foto.



Anche qui l'ingresso, lo Schwemm, è frequentatissimo. Vi sono due sale sui due lati rispetto all'ingresso, così come spesso accade. Qui è molto funzionante un altro elemento tipico, la Schänke. Si tratta di una finestrina posta tra lo Schwemm ed il banco mescita, (qui, a sua volta presente, nella sala sulla sinistra), che ha la funzione di servire "birre da asporto", che si consumano appunto nello Schwemm o magari sulla soglia dell'ingresso sulla strada.
È molto frequente la sua presenza ed è molto utile: nonostante il servizio ai tavoli sia velocissimo, non sempre si entra in questi posti anche per mangiare, per cui L'attesa per dei posti a sedere dove bere birre che andranno disintegrate in pochi minuti, sarebbe poco conveniente.
C'è qualche tavolo anche nello Schwemm, alto per poggiare i soli gomiti ma anche basso e regolare con sedie intorno. Insomma, non ci sono scuse per non prendere almeno una birra ogni volta che ci si passa di fianco.


Sin dalle prime incursioni ma anche durante tutto il mio mese di permanenza, qui non ho bevuto altro che un tipo di birra. Le note Weizen ed Hell erano presenti solo in bottiglia, mentre le stagionali Eiche e Fastenbier erano ancora in procinto di essere brassate o lanciate, quindi neppure presenti in bottiglia.
Mi sono dovuto "accontentare" di una sola birra, ma è stato un sacrificio fatto con piacere, con cui ho avuto la possibilità di bere e ribere la stessa birra a distanza di pochi giorni, entrando ancora più in confidenza con essa ed apprezzandone in diverse occasioni le sue peculiarità.
Era la Märzen la birra presente "vom faß", servita da una grossa botte in legno inclinata alla solita maniera per permettere di pescare anche gli ultimi litri, affiancata quasi sempre da una seconda botte piena, pronta non appena la prima sarebbe finita.


E con il ritmo di servizio di bicchieri da mezzo litro (qui pinte biconiche, quindi non le classiche forme tedesche a boccale) a cui ho assistito, ho capito facilmente il perchè di questo bisogno logistico.
Dalla finestrella, con il non bellissimo ma funzionale gioco dei travasi da bicchiere a bicchiere, uno dei mescitori riempie anche il mio cercando di far posare quella possente schiuma che impedisce un più rapido e corretto servizio e, allo stesso tempo, riempirmelo quel che basta per sfoltire la coda che si crea alla Schänke.
Sarà che si tratta delle prime rauch che ogni curioso appassionato ha trovato sulla propria strada, sarà la botte, sarà l'atmosfera...ma quando avvicinavo il naso al bicchiere e poi affondavo i baffetti nella bianca e soffice schiuma, mi si svelava davanti l'intera tradizione birraria di Bamberga in un attimo.
Gli aromi sono carichi, intensi e persistenti e raccontano già l'autunno che arriva. Ho finalmente capito quale tra i tanto decantati descrittori "scamorza affumicata" e "speck" può ambire a descrivere gli aromi di questa birra, e si tratta sicuramente del secondo.
Datteri, poi un forte cacao, tabacco e qualche tostatura. Ma morbida, non spigolosa: la presenza della parte maltata qui si avverte come fondamentale, necessaria, perchè arrotonda le sensazioni fumose e ne smussa i pochi spigoli, rendendo allo stesso tempo la bevuta pulita ben oltre le aspettative.
Morbidissima ma anche molto profonda e dall'evoluzione barocca in bocca. La nota di merito è per il servizio, sì in botte come per la Rauchbier Lager di Spezial, ma qui i tempi sembrano più lunghi e somigliano più alla classica "spillatura alla tedesca" in 3 tempi, che a dire la verità ho visto molto raramente qui, ovunque io abbia bevuto.


La birra ne risulta alleggerita: il gas, già di per sè a grana fine, viene ridotto al minimo indispensabile per esaltare aroma e gusto, ma lascia il sorso libero di potersi allungare nell'atto del bere, rendendo i tempi medi di consumo del mio (e credo di chiunque) bicchiere davvero molto brevi.
Sostanzialmente, al netto dell'emozione del luogo e dell'atmosfera, ritengo che questa birra servita da botti sia di gran lunga migliore della versione in bottiglia che ormai si trova in molte birrerie attente. Probabilmente è la freschezza del prodotto quella che fa la differenza, ma è davvero avvertibile una marcia in più nell'intensità di aromi e sapori, nonchè nella beverinità complessiva. E sono pronto a garantire che non si tratta di semplice suggestione.
Difficile se non impossibile fermarsi ad una sola birra, cosicchè dalla seconda volta si paga solamente la birra e non anche il vuoto, pagato con la prima e la cui cauzione sarà restituita quando si decide di andar via, restituendo il simbolico gettone consegnato al bevitore alla sua prima birra. Più facile a farsi che a dirsi, ma è un modo molto utile per evitare ammassi di bicchieri anonimi in ogni angolo del locale.

Altra nota di rilievo merita la sala sulla destra, ricavata da quella di un monastero esistente in passato, dalle classiche volte a botte e davvero molto suggestivo. Bello anche il biergarten posto sul retro, tra silenziosi e poco trafficati vicoletti della città. Per quanto riguarda la produzione, invece, essa non avviene più in questo stabile da molto tempo, causa i grossi e sempre crescenti volumi di Schlenkerla, ma in una zona distante qualche centinaio di metri, in una zona della città vicina ad una delle keller cittadine che è la Wilde Rose, di cui parleremo più avanti.


Poco - ma davvero pochissimo...30 metri e non di più! - più distante da Schlenkerla ma sullo stesso lato della strada, c'è Ambräusianum.
Meno sfarzoso a livello architettonico, e purtroppo anche dal punto di vista della produzione birraria. Nonostante si sia parlato in termini non eccellenti di queste birre un po' ovunque, la prova era quanto meno obbligata.
Ho cercato di ignorare l'aspetto di molti bicchieri presenti sui tavolini all'esterno, appena serviti ma già con un cappello di schiuma svanito nei pochi minuti del mio appostamento, mentre dubbioso sul fare cercavo di capire qualcosa in più.


Producono hell, dunkel e weizen e vi è la possibilità di assaggiarle tutte in piccoli bicchieri da degustazione a costi maggiorati. Sono operazioni che solitamente non mi piacciono, ritengo da sempre che una birra vada bevuta dal primo all'ultimo sorso più che vivisezionata con microassaggi che possono raccontare solo una parte del tutto.
Insomma, pur potendo assaggiarle tutte in maniera quasi indolore, preferisco concentrarmi su una prima birra, a cui forse potrei far seguire delle altre.
Scelgo la Dunkel, servitami da impianto di spillatura alla spina da personale che non sembra molto avvezzo ai metodi tradizionali, nè ad una spillatura con tutti i crismi.
L'aspetto non sembra male, con un colore ambrato carico e le classiche sfumature ramate. La schiuma qui è presente, e di questa eccezione tra i tavoli me ne ero reso conto.


Gli aromi non sconfinano oltre i prevedibili territori del caramello, tuttavia dimostrando una intensità anche oltre le previsioni. In bocca però risulta decisamente piatta, nonostante il servizio alla spina. Ciò che si riesce ad assaporare al di sotto del corpo acquoso sono uno strato di leggero biscotto ed ancora dolci sensazioni di mou, contornate da ricordi piuttosto precisi di mandorla caramellata.
Nell'insieme sembra abbastanza bilanciata, ma questo caramello mescolato alla mandorla non è dei più graziosi ed alla lunga finisce per monopolizzare l'intera bevuta.
Alla fine della fiera, decido di non procedere ulteriormente e la pianto qua con Ambräusianum.

Il divario enorme tra i due birrifici è evidente, nonostante sia Schlenkerla la birreria di gran lunga più frequentata e visitata da passanti e turisti rispetto ad Ambräusianum, quindi potendo magari permettersi anche cadute qualitative di cui pochi potrebbero accorgersi.
Al di là di turismo e affollamento, rimane sempre un bellissimo posto a Bamberga dove bere un'ottima rauchbier, probabilmente la migliore. Questa birra in città si trova ovunque, ma così come per Spezial e Mahr's, i locali ufficiali sono quasi sempre gli unici luoghi dove queste birre vengono servite a caduta dalla botte in legno.
Per quanto riguarda l'affumicata Märzen di Schlenkerla, mi sono dovuto spingere in paesini limitrofi distanti da Bamberga per trovare qualcosa di meglio rispetto a questa sorta di stile.
E il gioco vale decisamente la candela.


Ma dall'altra parte della città, altre sorprese meritano solo di essere raccontate.

Cheers!

Commenti